Quarta di copertina
Viaggio a Treblinka ha conosciuto fin dalla sua pubblicazione in Nuova Zelanda un notevole successo di pubblico, con due ristampe nel solo 2017 e altre due dall’inizio del 2018. Nelle pagine del libro l’autrice e giornalista Diana Wichtel narra la ricerca del padre, ebreo polacco di Varsavia, sfuggito all’Olocausto dopo essere saltato dal treno che lo stava portando al campo di sterminio di Treblinka. La ricerca del padre diventerà una vera ossessione che porterà l’autrice a rovistare negli archivi di mezzo Mondo e a visitare i luoghi in cui sono vissuti suo padre e la numerosa famiglia, in gran parte sterminata negli anni dell’occupazione nazista. Diana Wichtel compie un viaggio introspettivo che delinea una profonda riflessione sul significato del trauma della perdita, sull’insistenza della memoria e, soprattutto, sulla fortissima risonanza dell’Olocausto anche nelle generazioni successive a quelle dei sopravvissuti. Un senso schiacciante che anche i discendenti delle vittime sono destinati a portarsi dentro in una dimensione che non conosce limiti di tempo e spazio. L’introduzione all’edizione italiana è stata curata da Alain Granat, fondatore e direttore di JewPop, interprete cinematografico e attore nel film documentario #AnneFrank. Vite Parallele di Sabina Fedeli e Anna Migotto (2019).
“Nell’altro sogno, mio padre è seduto accanto a me. Allunga un braccio e mi prende la mano. Gli chiedo: «Ti dà fastidio il fatto che sto raccontando la tua storia?» Dopo questi sogni, come con i precedenti nei quali vedo mio padre in mezzo a una folla o su un autobus, mi sveglio provando un grande sollievo, elettrizzata dall’amore. Qualcuno crederebbe che mio padre è venuto a trovarmi. Vorrei pensare che sia così […]”
[da Viaggio a Treblinka di Diana Wichtel, trad. Di Ilaria Mazzaferro]
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