Quarta di copertina
Sentenza Zidane, un libro che parla di calcio ma sa di pugilato, di Brera, di Surrealismo e antica Grecia. Zidane dell’Empireo contro Zidane delle Tenebre, chi dei due resisterà oltre l’ultimo round?
Il giudice è l’autore, il processo un espediente letterario, il caso quello di uno dei calciatori più eleganti e tormentati della storia. Servendosi di un banco di testimoni di lusso, per metà scelti dalla narrazione sportiva vivente (testimonianze di Francesco Repice, Riccardo Cucchi, Bruno Pizzul, Roberto Beccantini e Massimo Callegari) e per metà dall’oltretomba creativa (Albert Camus, Charles Baudelaire, Louis-Ferdinand Céline, Jacques Brel e Caravaggio) il giudice-autore ripercorre in dieci capitoli ventuno frangenti infernali e paradisiaci della biografia della leggenda franco-algerina. Dalla prima testata in un campetto dei sobborghi di Marsiglia, al rapporto sofferto con la sua Algeria. Dalle fragorose cadute a Torino con la maglia della Juventus, alla venerazione e consacrazione al Real Madrid. Fino al tragico finale di sublime perfidia contro l’Italia nel Mondiale 2006: la testata a Materazzi, l’addio alla carriera più incredibile di sempre. A contrastare i testimoni, sul banco degli imputati, il dio malefico del calcio Eupalla, che farà di tutto per infangare la carriera di uno dei più grandi 10 della storia. Che l’udienza abbia inizio…
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“La scatola nera di Zidane andrebbe studiata nelle scuole calcio. I ragazzi vi troverebbero spunti d’ispirazione, se non proprio d’imitazione. Eppure, all’alba del safari juventino, non sembrava un
marziano. Così introverso, così pudico nell’accompagnare le partite, così falsamente normale. Capire un mediano è facile: capire un genio, meno. Molto meno. Non so se lui è davvero il figlio di
Eupalla, ma se così fosse, tutto torna”.
(Roberto Beccantini, dal libro Sentenza Zidane di Annibale Gagliani).
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