Quarta di copertina
«Tantissime giovani ballerine afroamericane smettono di ballare semplicemente perché non immaginano che ci sia una strada anche per loro. Spero che tutto ciò cambi» (Misty Copeland).
Il primo luglio del 2015, l’American Ballet Theatre di New York promuove Misty Copeland nel ruolo di principal dancer: è la prima volta nei settantacinque anni di storia della più importante compagnia di balletto USA che un’afroamericana arriva così in alto. Da quel giorno il mondo della danza classica americana cambia per sempre, diventando meno elitario e più inclusivo. Tutto grazie al talento, allo spirito di sacrificio e alla resilienza di Misty Copeland. Nel libro l’autrice ripercorre la vita della ballerina: dall’infanzia vissuta in condizioni d’indigenza alle discriminazioni subite in sala prove, fino alla consacrazione sul palcoscenico e al suo impegno come attivista per i diritti della comunità afroamericana. Il libro è arricchito da interviste esclusive ad amici e colleghi di Misty Copeland: l’étoile Roberto Bolle, il fotografo e regista Fabrizio Ferri, la promessa della danza Virginia Lensi e Lauren Anderson, una delle prime ballerine nere di successo e grande mentore di Misty.
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«Misty, take a bow». Misty, fai un inchino. Tutti i ballerini intorno capiscono al volo: Misty Copeland è promossa principal dancer dell’American Ballet Theatre. È la prima volta nei settantacinque anni di storia dell’istituzione simbolo del balletto made in USA che un’artista di colore ricopre questo ruolo. Da adesso Misty non è più ‘solo’ una ballerina: è una star. Anzi, una rockstar. Seduta per terra con i capelli scompigliati e le tempie imperlate di sudore, la ragazza di Kansas City si copre gli occhi affogati di lacrime, mentre viene sommersa dagli abbracci. È incredula, anestetizzata al punto che quasi non sente tutta la felicità che le piomba addosso.
[Dal libro d Cristina Sarto, Misty Copeland. La mia anima sulle punte]
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