Quarta di copertina
In un millennio in cui i modelli sono i Federer, i Nadal, i LeBron, gli Hamilton, i Ronaldo e i Messi, abbiamo perso l’abitudine di celebrare “gli altri”. Quelli che non arrivano alla vittoria o che ci arrivano nonostante l’incostanza, ovvero gli underdog, gli eterni sfavoriti.
Nel libro, scritto dalla redazione di «Crampi Sportivi», si succedono favole meravigliose tratte dal mondo dello sport: le vittorie calcistiche del piccolo Kaiserslautern di Otto Rehhagel, della Danimarca a Euro ‘92 e del Leicester di Claudio Ranieri; l’impresa nel tennis di Ivanisevic a Wimbledon, quella del ciclista Greg LeMond al Tour ‘86, fino all’incredibile exploit di Villanova nel College Basket. Poi ancora: Steven Bradbury nello short-track, il pugile “Buster” Douglas contro Mike Tyson, la parabola del wrestler pro Daniel Bryan e del Giappone nel rugby. Eroi atipici dello sport: chi lo è stato per un solo pomeriggio, chi lo è diventato per sbaglio. E chi ha conosciuto la gloria quando la sua carriera era già data per finita. Come scriveva il poeta Rudyard Kipling, bisogna sapersi confrontare “con Trionfo e Rovina. E trattare allo stesso modo questi due impostori.”
Il fascino degli underdog è uno di quegli aspetti che rende lo sport una metafora della vita. La capacità di andare oltre i propri limiti e di cercare la vittoria, anche se nessuno scommetterebbe un centesimo su di te, è diventato materia di studio per chi pensa che le motivazioni possano fare la differenza, anche in situazioni apparentemente impossibili.
[Dalla prefazione di Massimo Caputi]
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