La redazione #BE
Lettere da Liverpool di Stefano Ravaglia è un viaggio nel cuore della città più “rossa” d’Inghilterra. Il racconto di Ravaglia ci porta all’interno di una storia sportiva unica e irripetibile quella del Liverpool FC che si intreccia ineluttabilmente con la storia culturale e politica della sua città e dei personaggi che l’hanno attraversata. Non è un racconto cronologico: in undici capitoli si snodano le partite, le gesta di molti protagonisti in maglia rossa e gli eventi di un luogo che, con la sua musica, i Beatles, e la lotta operaia, è stato protagonista assoluto delle rivoluzioni dell’età contemporanea. Personaggi come Gerrard, Rush, Callaghan, Fowler, sono più di semplici icone raccontate all’interno del libro. Come i Fab Four, rappresentano l’anima rossa e rivoluzionaria della città e insieme a loro si snodano vicende e segreti di altre bandiere che hanno fatto la storia di uno dei club più vincenti al Mondo, con una tifoseria (che prende il nome da una collina, “The Kop”) appassionata come poche, in grado di ricreare ogni domenica un’atmosfera unica e irripetibile all’intero del proprio fortino-stadio, Anfiled, cantando a squarciagola l’inno più bello: Yuo’ll never walk alone.
In un momento magico per il Liverpool FC (vincitore dell’ultima Champions League e fresco vincitore della Premier a distanza di 30 anni), questo libro esce per i tanti tifosi e simpatizzanti “reds” in Italia. Stefano Ravaglia è bravo a raccontare in modo omogeneo, vittorie e tragedie (Heysel e Hillsborough) che accompagnano le vicende storiche di questo club, eroi e partite che hanno segnato indelebilmente la bacheca del Liverpool Fc e della sua gente. Il tutto è bene assimilato da una figura onnipresente tra le pagine del libro, autorizzata a nume tutelare dall’autore stesso, come fosse il guardiano di questi racconti: ovvero quel Bill Shankly, allenatore dei reds dal 1959 al1974, iniziatore del ciclo più vittorioso della storia della squadra inglese, eroe sempiterno del Liverpool Footbal Club: «Credo che l’unico modo di avere successo – diceva Shankly ai suoi giocatori – sia lavorare l’uno per l’altro, aiutarsi e fare uno sforzo collettivo. E dividersi il premio alla fine della giornata. Non è politica, è un fatto umano».
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