Madame Moustache: quando il baffo è femmina
Articolo di Pee Gee Daniel
* estratto inedito da Il manuale dei baffi di Pee Gee Daniel (Battaglia Edizioni, collana Millennial Bug, 2019)
L’irsutismo è quel disturbo di eziologia endocrina che nei soggetti femminili causa una sovrabbondanza pilifera.
Se di donne barbute erano pieni baracconi e circhi, meno frequente è imbattersi in una rappresentante del gentil sesso adornata dei soli baffi. Non si vuol fare qui riferimento a quelle crescite di peli tardive, che soprattutto un tempo interessavano le zitellone, i cui corpi, avendo ignorato per tutta la vita il benché minimo approccio maschile, secernevano in articulo mortis, o poco prima, incontrollabili quote di testosterone. Si intende invece discorrere di veri e propri baffi, del tutto simili, per costituzione e densità, agli omologhi maschili.
Almeno un caso accertato di donna squisitamente baffuta è passato prima alle cronache e dunque alla storia annalistica: l’insolita madamigella rispondeva al nome di Eleanor Dumont, benché i più la conoscessero con l’alias che il suo appariscente connotato le era valso: Madame Moustache. Unità di luogo e di tempo: il selvaggio West, seconda metà del secolo decimonono.
Né si può pensare che la stessa fosse nata quale “Venere barbuta”1 (appellativo, tutto sommato garbato, di cui spesso godevano donne affette da ipertricosi, esibite nelle fiere e nei Carnival Acts2), e che si radesse poi la barba more virorum lasciandosi però, chissà perché, i baffi: la pelle illesa e lucente che ci testimoniano le poche foto dell’epoca per cui aveva posato appare incongruente con l’uso quotidiano di un rasoio, specie se forgiato in periodi storici noti per un più grossolano trattamento dei metalli. Giusto quel ciuffo di peli fuori posto la natura aveva deciso di riservarle, per contraddistinguerla allora e a futura memoria.
Noncurante di quella freccia fitta di peli che le puntava verso la base del naso, si imbellettava come ogni brava ragazza in cerca di attenzioni, avvolta in corsetti, pizzi e volants, ulteriormente impreziositi da spessi ciondoli le cui scelte rivelavano un gusto, malgrado tutto, marcatamente femminino.
Un carattere maschile che in lei faceva il paio con i rozzi barbigi era invece la propensione al gioco d’azzardo. Approfittò della corsa all’oro per svuotare le tasche di minatori e cercatori del prezioso metallo presso i tavoli da gioco delle maggiori città statunitensi dedicate al dispendioso trastullo, come Tombstone e Deadwood. Partì da New Orleans, che le aveva dato i natali, e, dopo lungo girovagare, prese residenza in California, a Nevada City per la precisione, dove fondò un casinò tutto suo. Grande giocatrice di blackjack, non di rado ricorreva alle sue abili doti di truffatrice per spuntarla sui compagni di partita. Tali mezzi poco leciti le si ritorsero presto contro, divenendone vittima a sua volta.
La prima occasione fu quando un damerino si confessò completamente invaghito di lei – del resto, come ci ammaestra il vecchio detto, “donna baffuta sempre piaciuta” – per poi tuttavia approfittarsene, allorché Madame Moustache abbassò le difese corrispondendo in pieno gli ostentati sentimenti del giovane: in sua assenza costui le svaligiò la cassaforte e prese la via della fuga senza farsi mai più rivedere.
La seconda volta le fu fatale: la bara finì nella bara, se mi si passa il qui pro quo, per disperazione “professionale”. Nella notte dell’8 settembre 1879 infatti si decise a un insano gesto subito dopo aver perso una ricca mano, scaltramente beffata dai bluff dell’avversario.
1 Definizione con tutta probabilità presa in prestito da quell’antica statua di Afrodite rinvenuta a Cipro, che raffigurava la dea stranamente caratterizzata da una folta barba. Del resto, si può credere che Afrodite, o Venere secondo il culto romano, avesse un alto tasso di ormoni maschili nell’organismo, a considerarne l’origine, che Esiodo fa risalire all’organo riproduttivo del dio Kronos, reciso e lasciato alla deriva sulle onde di fronte all’isola di Citera.
2 Altrimenti detti frealshow: forme di intrattenimento ormai desuete, in quanto non più confacenti all’ipersensibilità dei gusti correnti, vedevano come loro punto di forza l’esposizione dei cosiddetti “fenomeni da baraccone”, ossia individui affetti da particolarissime anomalie fisiche, di fronte a un pubblico pagante.
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